Il burn-out dell’insegnante

Il burn-out nella letteratura psicologica internazionale consiste in una

combinazione di sintomi nocivi derivanti dallo stress professionale, come

l’irritabilità, l’affaticamento, l’esaurimento emozionale, l’indifferenza, l’apatia,

il cinismo, la rigidità, la perdita di idealismo, di fiducia, di impegno e

un’autovalutazione negativa.

Maslach e Jachson (1981), che hanno costruito la Scala Maslach del Burn-out,
identificano tre componenti del burn-out:
a) L’esaurimento fisico ed emozionale, provocato dalle forti pressioni psicologiche
che gravano su chi opera nelle professioni di aiuto.
b) La spersonalizzazione, intesa come cinismo nei confronti degli utenti di basso
livello socioculturale e occupazionale.
c) La scarsa realizzazione personale, che include autovalutazioni negative nei
riguardi del lavoro con gli utenti.

2. Come valutare il proprio stress.
Un primo passo nella gestione dello stress e dei suoi effetti nocivi consiste nel
riconoscere che esso esiste e che si è in grado di fronteggiarlo.

Non è sempre facile riconoscere quando e quanto una persona sia effettivamente
stressata; uno dei motivi è che i sintomi sono spesso sottili, soprattutto nelle forme
più lievi. La tensione quotidiana provocata dall’insegnamento è qualcosa che molto
probabilmente viene accattata come normale, ed è soltanto quando raggiunge livelli
elevati, di solito verso la fine dell’anno scolastico, che l’insegnante si rende conto che
non è poi così normale.
Lo stress è difficile da rilevare anche perché siamo in grado di sopportarne una
grande quantità senza esserne consapevoli. Così può capitare di riuscire a lavorare
diverse ore al giorno sotto pressione per settimane di seguito senza essere consapevoli di quanto si è
stressati. E’ soltanto quando si inizia a urlare con i familiari o ad avere difficoltà a dormire, che lo
stress può diventare evidente.
Inoltre, molte delle reazioni fisiologiche allo stress non sono rilevabili, ad esempio,
è impossibile osservare direttamente i livelli ormonali e comunque ci si può rendere
conto dell’indebolimento del sistema immunitario soltanto quando si è colpiti da
raffreddore, infezioni e reazioni allergiche.
Un altro motivo per cui lo stress è difficile da rilevare è che spesso non si
riconoscono come tali manifestazioni fisiche, psicologiche e comportamentali dello
stress, l’esaurimento, l’ansia o aggressività. Si può, per esempio, accorgersi di sentirsi
a terra, di avere mal di gola, di avere bisogno di riposo, senza però giungere alla
conclusione che si è eccessivamente stressati. Con ciò non si deve pensare
necessariamente che tutte le reazioni fisiche e psicologiche patologiche o
parapatologiche siano correlate allo stress, può succedere infatti qualche incidente e sentirsi
depressi a causa di eventi che non hanno niente a che fare con l’insegnamento. Comunque, i

malesseri e gli infortuni sono molto più frequenti quando nella propria professione si è sottoposti a
richieste e minacce eccessive prolungate nel tempo. Un ulteriore motivo per cui risulta difficile la
valutazione dello stress è che ciascuno di noi manifesta le tensioni legate al lavoro e alla vita
quotidiana in un suo modo peculiare sia a livello di atteggiamenti, di abilità di fronteggiamento che
di stile di vita.
Gli atteggiamenti nei confronti di sé stessi e del proprio carico di lavoro sono
strettamente collegati allo stress. Gli atteggiamenti irrazionali inoltre sono collegati
sia all’indebolimento delle abilità di fronteggiamento e dello stile di vita che a una
scarsa conoscenza e a un uso inefficace delle tecniche di gestione dello stress.
Nell’insegnante distressato si possono verificare quattro diversi tipi di
atteggiamenti: atteggiamenti autodepressivi (ad esempio, sentirsi un fallimento nel
momento in cui non si riesce a gestire un alunno o una classe); atteggiamenti rispetto
alla frustrazione
(ad esempio, la scuola è insopportabile perché ci sono troppe cose da fare e poco
tempo a disposizione); atteggiamenti verso l’organizzazione scolastica (ad esempio,
gli insegnanti devono essere sempre consultati sulle decisioni da prendere) e
atteggiamenti verso gli alunni (ad esempio, gli alunni dovrebbero essere sempre
rispettosi ed educati).
Ovviamente, la riformulazione di tali atteggiamenti può ridurre l’intensità delle
reazioni emotive allo stress.
E’ indispensabile inoltre disporre di buone abilità di fronteggiamento al fine di
controllare gli agenti stressanti che si possono incontrare all’interno e all’esterno
della classe. Ad esempio: abilità di mantenere la disciplina in classe; abilità di

gestione del tempo; abilità di rilassamento; abilità di comunicazione; abilità di
controllo delle emozioni e via dicendo.

Vincenzo Cascino

Università degli studi di Genova- Dipartimento Dafist- Cattedra Psicopedagogia